Un lieto
finale raccoglie poesie in verso libero e racconti lunghi realisti sporchi, di critica
al capitalismo, all'omologazione e alla mercificazione.
Linguaggio
roboante acclimata il lettore in un'atmosfera surreale, estranea alla
contemporaneità, ingenerando un alfabeto alieno, di simboli interpretabili
universalmente, sebbene accessibili solo con la mediata sregolatezza di
tutti i sensi.
Apre il
dattiloscritto una prosa poetica allucinata- Chanson de geste: un poeta
maledetto ad Amsterdam- scritta dall'autore sotto l'effetto di tartufi
allucinogeni. Delirio astratto che introduce il racconto delle gesta del poeta
maledetto Esposito Romano (Marco Scevola), protagonista del racconto L'epopea
di Fulgenzio. Le sfumature gotiche si tingono di orrore e d'amore in La
gatta gitana.
Perle
opache, come sezione di poesie, e interposizioni di prosa poetica esplorano le
ferite di un'intera vita, concludendo con pacifismo affinché si rimarginino i
lembi fenduti dalla lancia dell'ingiustizia.