Il calice di Aione: l'ultimo trono, è un romanzo breve
di fantasia, esteta e psicologico.
Romano Esposito, senza genitori, verrà bollato
negativamente fin dal soggiorno nell'orfanotrofio per via delle malelingue
confacenti la sua introversione, e la scaramanzia susseguente lo sventurato
incendio che aveva soppresso il suo nucleo famigliare appesterà fin dalle
origini la socialità del giovane; ergastolano del clima conservatore del
convento frequentato.
Il predestinato, incarnazione dell'ultimo Trono,
interiorizzerà lutti, contraddizioni specifiche dell'agire facinoroso e dell'acrimonia
consustanziale alla presa di coscienza dei condizionamenti che edificano la
società civilizzata. L'angelo custode, precettore del tirocinante poeta, si
configurerà mentore di arti magiche. Nondimeno, la conformità d'animo con il
puro Romano lo spronerà a disabbigliare la bautta del donnaiolo esteta, di
spuria adesione alla moda dandy, e a cimentarsi nell'esperienza amorosa con la
cameriera Alisa, a lungo corteggiata segretamente, nascosto dall'anonimato.
Aione, duca di Benevento tra il 641 e il 642 D.C., attingendo a fonti storiche
che attestano il suo imperioso isterismo posteriore alla somministrazione di
una pozione a Ravenna, ha nella finzione narrativa immaginifica concordato
un'alleanza con Lucifero, consacrandosi all'evocazione dell'essere perfetto, il
male assoluto: Ombra. Il rituale, affinché sia completato e la furia devastante
della creatura demoniaca inarrestabile, necessita del sigillo dell'ultimo
Trono, la macchia cutanea sul rachide cervicale di Romano Esposito.