Il Valzer dell'anima sola è il primo libro
vergato da Marco Scevola, nonché primo volume della serie "Sii una lucciola
nelle tenebre". Esposito indaga il suo passato, affacciandosi attraverso il suo
flusso di coscienza verso i moventi del suo presente inquieto. L'autore
ricalca, serbandosi della voce narrante, una mente misantropica, misogina e
abbuiata dagli stereotipi sociali. Attraverso l'interiorizzazione della morte e
la scoperta del suo vero sé, la voce narrante maturerà una nuova concezione del
vivere. Lutti e violenze subite verranno ripercorse e riattualizzate, sofferte
e metabolizzate dal poeta Marco Scevola. L'Ulisse di James Joyce e la poetica
di Stéphane Mallarmé illuminano l'itinerario psicanalitico che Esposito
percorre a stenti; prosa contrita e dinamica, dettata da flashback e
meditazioni ossessive. La sperimentazione del Nostro, durante la prima stesura
diciassettenne, qui prende avvio, in seguito concretandosi nell'ultimo volume
della serie Un lieto di finale.
Emarginazione, rimpianti e rammenti di giovinezza mai fiorita scandiscono un
romanzo gotico, ispirato all'esperpento di Ramón María del Valle-Inclán. Gli
esistenzialismi humiano, freudiano e di Montesquieu vengono emendati attraverso
lo scetticismo di Montaigne, per far assurgere l'esistenzialismo a umanesimo
filantropico e sartriano. Le istanze fondanti il nichilismo più efferato si
commutano in plinti di spiritualità francescana.