Quale l'eredita del maestro di vita Miguel de
Unamuno?
Come è possibile attualizzare il pensiero di un
pensatore di cento e passa anni fa?
La presente monografia intende dissuggellare i
fondamenti della filosofia di Don Miguel, soffermandosi serratamente sul
sentimento tragico della vita, l'agonia dell'esistenza umana e il dissidio tra
progresso e tradizione. La modernità ha indubbiamente conferito all'uomo
strumenti vantaggiosi, "comodi", tuttavia ha destituito quelle somme certezze
quali Dio, valori secolari e primato della vita oltremondana. Unamuno è infatti
un tassello cruciale; che incarna i dubbi e le reticenze proprio dell'uomo al
cospetto della caduta degli idoli. Dell'uomo che affoga in un mare di
nichilismo, soffocato dall'impossibilità di proferire alcunché: il nadismo. Un
uomo che vive nel dissidio tra la vita religiosa, appartata, e la necessità di
un militarismo politico, volto al bene dei deboli. Un uomo che crede che la
storia venga costituita dai singoli individui, principalmente dalle classi
rurali, di piccoli contadini e allevatori, e che essi debbano tutelare
l'essenza della nazione a sfavore dell'europeizzazione, con il conseguente
sradicamento dalle tradizione che forgiano l'identità nazionale.
Unamuno è docente, novelliere, poeta, uomo politico,
ma ancor prima filosofo. Filosofo dissidente verso il primato della ragione
positivista che intende ridurre la profondità dell'umano a oggetto della
fisica, secondo criteri scientifici.
"Facciamo in modo che il nulla, se questo ci è
riservato sia ingiustizia, lottiamo contro il destino anche senza speranze di
vittoria, lottiamo contro di esso donchisciottescamente."